La colpevole e dissennata dispersione dell’archivio di moltissimi opifici industriali italiani, anche di secolare attività, rende particolarmente difficile la ricostruzione puntuale ed esatta dell’evoluzione del nome, dei prodotti e dell’attività di molte ditte. La bibliografia è, in generale, carente ed in qualche caso del tutto assente. Ciò rende le schede assai incomplete. Le schede sono curate da Pietro Di Lorenzo, ad eccezione di quella di Spano (curata da Antonio Coppola)
Elenco dei costruttori: BIMA Brunner Coradi Fennel Kern Officine Galileo Salmoiraghi Wild Spano Toffoli
La società BIMA è stata fondata nel 1946 dal sig. Bianchi e dai fratelli Madonini. Ha sede in Milano. Il nome BIMA è costituito proprio dalle iniziali dei cognomi dei soci fondatori. In modo esclusivo e fin dalle origini l’attività si è indirizzata alla produzione di svariati strumenti topografici, in diversi modelli, aggiornati e innovati con continuità nel corso dei decenni. In particolare, la BIMA si è occupata di squadri, di cui i modelli nella collezione dell’ITG Buonarroti sono esemplari tipici. Nel 1996 la società è passata sotto nuova denominazione BIMA MECCANICA s.a.s.
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Johann Josef
Brunner (Balsthal, Switzerland, 1804 - Paris, 1862), figlio di un fabbro, fu a
bottega dal padre, ma a 22 anni si trasferì a Vienna per studiare al
Politecnico con Starke. Nel 1828, si recò a Parigi, cambiando il nome in Jean,
lavorando con Frederic Hutzinger e Vincent Chevalier. Negli anni ’30, aprì un’officina
in proprio alla 34 rue des Bernardin, per poi spostarsi (1845) in 183 rue de
Vaugirard. Partecipò a molte esposizioni di arti e scienze ed in particolare a
quelle universali di Parigi (1855, 1867, 1878) e di Londra (1862). La produzione
fu da sempre specializzata in strumenti geodetici, astronomici e in microscopi,
noti per l’alta qualità e la precisione. I figli Emile (1834 - 1895) e Leon
(1840 - 1894) continuarono l’attività fino al 1895, col nome "Brunner
frères".
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La società
"G. Coradi Zurich" fu fondata a Zurigo nel 1880. Purtroppo, come in
molti casi simili, la chiusura dell’attività nei primi anni ’70 del XX
secolo ha causato la perdita di molti documenti. Inoltre, come di consueto per i
materiali pubblicitari ed illustrativi dei prodotti industriali, i cataloghi di
strumenti sopravvissuti non recano la data di stampa e non consentono di
ricostruire in dettaglio l’attività produttiva e la sua evoluzione. Coradi si
dedicò principalmente alla costruzione di planimetri, in particolare
introducendo alcune innovazioni tipologiche e costruttive.
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La Fennel fu
fondata nel 1851 da Otto Fennel (1826-1891). Egli si formò presso la già
celebre manifattura di Johann Christian Breithaupt (sita in Kassel, Hessen,
Germania), e dal 1851 cominciò a lavorare in proprio, raggiungendo ben presto
celebrità e stima internazionali (35 operai nel 1880, medaglia all’esposizione
universale di Bruxelles nel 1888). Tra le sue innovazioni, i
tacheometri-teodoliti noti come Hammer-Fennel e Wagner-Fennel. Alla morte del
padre, il figlio Adolf (1860-1951) continuò l’attività prima con il
fratello, poi dal 1904 da solo, espandendo ulteriormente la fabbrica. Non si ha
la certezza della data del cambio di ragione sociale da "Fennel Kassel"
a "Fennel", ma probabilmente ciò avvenne dopo la metà degli anni ’50,
entro pochi anni dal trasferimento in Baviera ad Ismaning, Munchen (Bayern) come
parte della società Steinlheil-Lear Siegler AG.
La
Fennel è ancora oggi attiva nella produzione e nella commercializzazione degli
strumenti topografici in più di 65 paesi.
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Fu costituita
ad Aarau, Schweiz (Switzerland) da Jacob Kern (1790 – 1867) e si specializzò
nella produzione di strumenti per il disegno e per la misura, settori dei quali
si occuparono dal 1857 i figli Adolf (1826-96) ed Emil (1830-98), fino alla
presenza del padre in ditta (1863). Nel 1885 Adolf lasciò l’attività al
figlio Heinrich (1857-1934), seguito nel 1897 da Emil. Il nome cambiò in Kern
& Co. (1885) e poi in Kern & Co. AG (1914). Dal 1933, le redini dell’azienda
familiare furono prese da Walter (1888 – 1961) e quindi dal figlio Peter
(1921). Dal 1945 iniziò l’attività negli USA, poi estesa al Canada (1972),
al Brasile e alla Danimarca (1976). La produzione è ancora attiva ed ha
incorporato nel tempo un altro noto marchio svizzero per gli strumenti
topografici (Wild, 1988) per poi confluire nella multinazionale Leica (1991).
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E’ stata tra
le più importanti ditte italiane di strumenti didattico-scientifici (produzione
cessata nel 1964). Dagli inizi del XVII secolo, Firenze ebbe un ruolo preminente
nella tradizione scientifica e nella costruzione di strumenti: la collezione dei
Medici testimonia tale primato toscano. Giovan Battista Amici nel 1831 fondò un’officina
meccanica, collegata alla Specola, in cui chiamò a lavorare ottici e meccanici
di prestigio, precedentemente attivi a Modena. Morto Amici (1859), gli successe
l’astronomo pisano Giovanbattista Donati e l’attività continuò nella
fondazione della Società Tecnomatica Italiana, nel 1862, ideata con i
professori Vegni e Gonnella, quest’ultimo poi ritiratosi. Originariamente, la
"Officina Galileo" ebbe sede nei locali del laboratorio meccanico dell’Istituto
Tecnico Agrario Toscano (nato nel 1850), nel quale lavorava Giovanni Poggiali,
già collaboratore di Amici ed esperto meccanico della Specola. Nel 1870 le
lavorazioni si trasferirono nel nuovo quartiere delle Cure, in via Militare. Dal
1881, la produzione prevalentemente civile (strumenti ottici e meccanici,
telegrafia, orologeria, apparati elettrici) fu affiancata da sempre più
consistenti commesse per usi militari. Nel 1895 l’Istituto Tecnico (nel
frattempo intitolato al suo benefattore Vegni) costituì una società in
accomandita semplice con l’ing. Giulio Martinez, che restò protagonista nella
"Galileo" fino alla morte (1950). Nel 1897, l’Istituto Vegni cedé l’attività,
che nel frattempo si indirizzò anche verso la didattica. Nel marzo 1907 la
"Officina Galileo" fu sciolta per rinascere, due settimane dopo, come
Società Anonima "Officine Galileo", di cui azionisti di maggioranza
(e per lungo tempo) furono la Società Adriatica Di Elettricità e la Cantieri
Navali Orlando. Guglielmo Marconi fu tra i vicepresidenti. Nel 1909, le
manifatture e la società si insediarono nella zona Rifredi, negli edifici
sopravvissuti fino all’abbattimento quasi totale del 1982. Tra alti e bassi
finanziari, due guerre mondiali (con la riconversione produttiva imposta), la
"Galileo" acquisì tra le altre la Koristra di Milano (1929), la
Società Officine di Battaglia, Padova (1934), l’Ente Italiano Rilievi
Aerofotogrammetrici di Ermenegildo Santoni (1936). Il travaglio economico degli
anni ’70 portò alla cessione di molti rami della società e alla
frammentazione della produzione. In realtà, già dagli inizi del secolo XX il
settore topografico era passato in secondo piano rispetto all’attività
industriale. Attualmente, una delle società eredi del marchio, con sede a Campi
Bisenzio (FI), produce e distribuisce apparecchiature per vuoto, ottica e
optoelettronica.
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Nacque per
volontà dell’ingegnere Paolo Ignazio Pietro Porro (1801 – 1875). Dopo gli
studi di ottica a Parigi, già noto per le numerose innovazioni introdotte negli
strumenti per l’astronomia (sistema anallatico), nella fotografia (mirino a
specchi) e nella topografia (i cerchi graduati nascosti), trasferitosi a Milano,
per insegnare nel Politecnico, nel 1864 fondò la "Società Filotecnica"
per la costruzione di attrezzature scientifiche. Nel 1871, l’ingegner Angelo
Salmoiraghi (1848 – 1939), giovane allievo di Porro al Politecnico, già
fondatore nel 1873 della "Salmoiraghi – Rizzi e C." (sciolta nel
1877), divenne socio della Filotecnica. Alla morte di Porro, acquistò la
manifattura, modificandone il nome in "Filotecnica Salmoiraghi". Con
Salmoiraghi la ditta crebbe rapidamente: nel 1890 vi furono circa 150 operai, in
opifici estesi su 1500 metri quadrati. Il catalogo dei prodotti comprendeva più
di 300 strumenti ed apparecchi per l’astronomia, l’ottica, la geodesia, la
fotografia, la topografia, la navigazione e il disegno, tutti ritenuti di
qualità e capaci di riscuotere successo alle esposizioni universali. La ditta
Salmoiraghi esiste ancora oggi, ma dalla metà degli anni ‘70 del ‘900 ha
cessato la produzione di strumenti, mantenendo solo una rete di distribuzione
commerciale.
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Prende il nome
da Heinrich Wild (Glarus, Schwiez, 1877 – Aarau, 1951), formatosi come
ingegnere delle acque, entrò nel 1899 nell’ufficio svizzero di topografia.
Nel 1907 cominciò la collaborazione con la Zeiss di Jena, attività interrotta
solo durante la Prima Guerra Mondiale, per prestare servizio nell’esercito
svizzero. Nel 1921 il colonnello Jacob Schmidhiny, il geologo Robert Helbling e
Heinrich Wild fondarono in Heerburgg (Svizzera) la "Heinrich Wild,
Werkstätte für Feinmechanik und Optik" seguita nel 1923 dalla "Verkaufsgesellschaft
Heinrich Wild - Geodätische Instrumente" per la commercializzazione degli
strumenti. Nel 1926 la produzione ottica si trasferì a Rebstein, dove fu
affiancata da una scuola di avviamento. Il continuo aggiornamento tecnico e la
crescente precisione garantirono da subito un sicuro successo. Nel 1972 terminò
la produzione degli strumenti di disegno. L’attività, prima confluita nella
Kern (1988), prosegue oggi nella Leica.
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L'Opificio Meccanico Spano in Napoli
(scheda a cura del prof. Antonio Coppola, Università di Napoli "Parthenope", pubblicata nel catalogo "Museo
Michelangelo", pp. 25-27).
Nel 1836, anno d’inizio dell’attività di Giuseppe Spano, in Napoli il Reale
Officio Topografico era in pieno fulgore sotto la direzione di Ferdinando
Visconti e il macchinista Giuseppe Spano provvedeva alla manutenzione degli
strumenti di cui era dotata la specola di quell’Officio. La famiglia Spano, di
origini sarde, si trasferì a Napoli fin dal XVIII secolo ed annoverò tra i suoi
componenti un Antonio Spano nato nel 1743, che fu un celebre fisiologo, ed un
Giuseppe Spano che tenne la cattedra di Antichità Pompeiane presso l’Università
di Napoli agli inizi del XX secolo.
Giuseppe Spano, costruttore di strumenti geodetici e topografici, nacque a
Napoli nel 1806, e vi morì il 10 giugno del 1873.
Versatissimo in matematica, vero genio nell’idraulica e nella
meccanica, si dedicò con successo a costruire e perfezionare strumenti di
precisione, fondando quell’Opificio Meccanico che doveva progredire
considerevolmente raggiungendo in breve tempo vastissima fama. Iniziò l’attività
in un piccolo laboratorio in Via Vergini n.32 e successivamente si trasferì in
Vico SS. Filippo e Giacomo al n.21, nel cuore della Napoli storica,
nell’immediata vicinanza della Regia Scuola di Applicazione degli Ingegneri, nel
chiostro della Chiesa di Monteverginella, dove operò anche il figlio Gaetano.
L’attività di Giuseppe Spano fu instancabile e ininterrotta: nei giorni festivi,
per non incorrere nei rigori della censura e per non venire meno ai suoi
principi religiosi, si dedicava alla costruzione di pregevoli orologi in legno
che poi regalava ad amici e parenti.
Nel 1827, poco più che ventenne, costruì la sua famosa
Macchina a Suddividere usata per incidere le graduazioni dei cerchi dei
goniometri, munita di un grande nonio circolare che consentiva suddivisioni del
cerchio in 40.000 parti. La precisione era di gran lunga superiore a quella
conseguibile con le analoghe macchine costruite da Ramsden, Reichenbach e Gambey.
Per dimostrare la dedizione e il rispetto per il proprio lavoro, egli pretendeva
il titolo di macchinista e non quello di don, che pur gli sarebbe spettato quale
appartenente a famiglia benestante ed essendo egli stesso proprietario di
diversi immobili.
Di Giuseppe Spano è da segnalare, tra gli altri, la
costruzione dell’orologio installato sulla torre al centro dell’emiciclo
vanvitelliano dell’allora Largo del Mercatello, oggi piazza Dante, distrutto
durante un saccheggio nel 1848. Un orologio idraulico, primo del suo genere in
Italia, fu costruito dallo Spano nella villa del Marchese Santangelo, sita in
Pollena, alle falde del Vesuvio; era congegnato in modo da segnare le ore e le
sue frazioni fino al quarto, mediante giochi d’acqua che si attivavano al loro
scoccare. Altro strumento costruito dallo Spano fu il primo contatore automatico
di persone, installato all’ingresso degli scavi di Pompei.
Giuseppe Spano diede il suo contributo anche per la
trasformazione del Sistema Metrico del Regno delle Due Sicilie nel Sistema
Metrico Decimale, poi adottato con la legge entrata in vigore il 1 gennaio 1841.
Tra i suoi lavori di maggiore impegno, che gli valse importanti riconoscimenti
nel mondo scientifico, va ricordata la copia della Tesa di Ertel realizzata nel
1865 su incarico della Commissione Internazionale per la Misura dei Gradi in
Europa. Fu usata per la misura dell’ultima base della triangolazione del Regno
d’Italia, quella di Piombino, nel 1895. L’originale faceva parte dell’apparato
di misura delle basi già acquistato dal Reale Officio Topografico nel 1858.
La Tesa di Spano è oggi conservata a Firenze, nel Museo
dell’Istituto Geografico Militare, dove, dello stesso autore, sono anche
conservate alcune Tavolette Pretoriane, tre esemplari dell’Elioscopio e due
piccolissimi Tacheometri quasi tascabili databili 1875 circa, costruiti dal
figlio Gaetano. L’Officina Spano era specializzata anche nella produzione di
reticoli per cannocchiali con fili di bava dei ragni brasiliani.
Nell’autunno del 1845 il fermento delle attività della
produzione industriale a Napoli portò alla scelta della città quale sede del VII
Congresso degli Scienziati; al congresso, svoltosi sotto il sospetto di essere
un incontro di sovversivi e pertanto strettamente sorvegliato dalla polizia,
partecipò anche Giuseppe Spano che durante i moti rivoluzionari del 1848,
combatté sulle barricate erette nell’antico borgo dei Vergini. La sua
partecipazione prescindeva dagli attestati di benevolenza a riconoscimento del
merito tecnico che aveva ricevuti dal Sovrano e da Maria Cristina di Savoia. Con
la repressione, fu imprigionato nelle carceri di S. Maria Apparente, ma la sua
opera fu presto ritenuta indispensabile nel Reale Officio Topografico e gli fu
concesso di lavorare in carcere disegnando, progettando e tenendo contatti con i
suoi collaboratori di officina.
Il 24 luglio 1850 fu rimesso in libertà su cauzione e
sottoposto a sorveglianza speciale fino al 1856; la vicenda ebbe gravissime
ripercussioni economiche per la sua numerosa famiglia formata dalla moglie e da
cinque figli. Nel 1851 fornì all’Officio Topografico tre plancette (tavolette
pretoriane) munite di diottra e stadia con cannocchiale a 20 ingrandimenti e due
micrometri, due aste di mira a stadia con livelli sferici smontabili, una
bussola tutta di ottone, una livella a bolla d’aria e due specchi piccoli.
La fama dello Spano, quale costruttore di strumenti
topografici, giunse anche a Garibaldi che già aveva visto fallire l’attacco
contro Capua (7 settembre 1860) per l’inefficienza delle artiglierie dovuta alla
mancanza d’elementi cartografici, asportati da Napoli dalle truppe regie.
Garibaldi chiese allo Spano di fornirgli un mezzo utile per regolare con buon
successo il tiro dei cannoni in modo semplice ed immediato, con precisione
sufficiente allo scopo. Lo strumento, approntato in pochi giorni e
fondamentalmente costituito da due ottimi cannocchiali, era atto a misurare la
distanza da un punto ad un’altro inaccessibile, come è una postazione nemica,
senza necessità di misurare una base lunga; infatti con una base di soli 65
palmi, potevano essere misurate distanze fino a due miglia (circa 3,7 km).
Le prove di funzionamento furono eseguite, con risultati eccellenti, dal
colonnello Orsini, aiutante di Garibaldi, alla presenza di Gaetano Spano, nella
sua qualità di guardia nazionale.
Giuseppe Spano ideò e produsse anche una piccola stadia militare tascabile, a
lastrina di ottone, che sulla base di elementi semplici e noti quali l’altezza
media di un soldato in piedi, dava modo di determinarne la distanza.
Le realizzazioni dell’Opificio del rinomato meccanico Spano,
tra le quali le più famose restano le Tavolette pretoriane e i Clisigonimetri,
furono presentate in numerose Esposizioni, conseguendo due medaglie d’oro, sette
medaglie d’argento e quattro medaglie di merito.
Prima collaboratore e poi continuatore dell’opera di
Giuseppe Spano fu il figlio Gaetano, ingegnere, nato a Napoli nel 1835 e morto
ivi nel 1905, subentrato alla direzione dell’Opificio nel 1868.Il
Neo-Clisigonimetro di Gaetano Spano ebbe larga diffusione in tutta Italia, fin
dal 1866, anno della sua messa in commercio; oltre che nei rilievi planimetrici
consentiva di raggiungere ottimi risultati sia nelle livellazioni geometriche
sia nelle livellazioni clisimetriche, anche su terreni a forte pendenza per cui
fu particolarmente utile nei tracciamenti di strade ordinarie e ferrate,
all’epoca in grande sviluppo.
Tra gli altri strumenti sono anche da ricordare una nuova Tavoletta pretoriana,
munita di diottra a stadia per distanze fino a 6000 palmi, un livello a piattino
del tipo Lenoir con cannocchiale e stadia con il quale si potevano fare
livellazioni con la precisione di 15/1000 di palmo (4 mm), una bussola da
rilievo con cannocchiale e stadia, un livello da pendio con cannocchiale.
Dall’Opificio Spano furono prodotti anche, per incarico del Ministero della
Guerra, quegli Eliografi ottici ai quali, nelle iniziali campagne italiane
d’Africa, erano affidate le comunicazioni fra truppe operanti a grande distanza,
prima dell’avvento del telegrafo. Gaetano Spano non si limitò alla produzione di
strumenti, ma fondò anche una speciale Scuola-Officina per la Meccanica di
precisione destinata alla costruzione di strumenti d’ingegneria e di fisica, che
aveva sede negli stessi locali di vico SS. Filippo e Giacomo.
Nel 1895 per poter disporre di più ampi spazi, trasferì
l’Officina nella sede dell’Opera Casanova, in via S. Sebastiano, poco distante,
fondata nel 1864 da Alfonso della Valle, conte di Casanova, con la finalità di
educare fanciulli dagli 8 ai 16 anni insegnando loro un mestiere. Fino al
termine del secolo XIX, l’Opificio tenne il campo in modo incontrastato e della
sua produzione restano ancora numerosi esemplari conservati in Istituzioni
pubbliche ed in qualche collezione privata.
La decadenza dell’Opificio Meccanico Spano ebbe inizio nel
1905 con la morte di Gaetano Spano; la definitiva scomparsa fu conseguenza del
radicale cambiamento dei sistemi produttivi e delle nuove esigenze del mercato
che caratterizzarono l’avvento dell’epoca industriale.
Note bibliografiche
Annali Civili Del Regno Delle Due Sicilie, Napoli, 1834, 1853,1854,1858.
Coppola A., Due Distanziometri di Ignazio Porro, in “Bollettino della Società
Italiana di Fotogrammetria e Topografia”, n. 3/1993
Coppola A., Strumenti geodetici e topografici dell’Opificio Meccanico Spano in
Napoli, in “L’Universo” n.2/1998, Firenze
Giucci G., Degli Scienziati Italiani formanti parte del VII congresso in Napoli
nell’autunno del 1845, Napoli, 1845.
Valerio V.,. Societa’, uomini e istituzioni cartografiche nel mezzogiorno
d’Italia, Firenze, 1993
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Toffoli
Per l’attività
della V. Toffoli e figli, si rimanda alla scheda storica alla pagina nella
sezione "modelli Toffoli"