Attuando
un’idea esposta anni prima da Gaetano Filangieri, nel 1810 Gioacchino Murat
creò in ogni provincia del Regno di Napoli le Società di Agricoltura o
Camere Agrarie. Nel 1812 esse mutarono il nome in Società Economiche.
Istituita a Caserta dopo che la nostra città divenne capoluogo della
Provincia, la Società di Terra di Lavoro ben presto primeggiò sulle altre
per attività scientifica e culturale. Nel 1852, la sua Biblioteca fu ritenuta
la più ricca del Regno, con 201 opere specialistiche.
Planimetria generale dell'Orto Sperimentale
(ASCE, AP, b. 235, fasc. 2988).
Fino al 1853, la Società fu priva di una sede propria e di un orto sperimentale: in quell’anno Ferdinando II le assegnò il vasto fondo prospiciente l’Appia, nei pressi dell’attuale Ospedale Militare. Forse proprio per l’eccellenza dell’istituzione casertana, Ferdinando II già nel 1851 aveva progettato di far nascere un Istituto Agrario destinato alla formazione dei giovani "i quali dopo un discreto corso di studi teoretici e pratici ritornassero ne’ paesi natii apportatori di utili conoscenze, e colà insegnassero in qual modo ritrar si convegna il maggior profitto dalle amene ed inestancabili terre della Campania".1 Ma se l’inaugurazione della nuova sede ebbe avvenne alla presenza del sovrano il 12 gennaio 1855,2 l’Istituto Agrario restò ancora per quasi un decennio solo sulla carta.
Come da progetto del 1851, alla Real Società Economica dovevano affiancarsi l’Orto Agrario e l’Istituto Agrario. Il 24 maggio 1860, negli ultimi mesi di Regno di Francesco II, la R. Società Economica approvò il progetto di regolamento dell’Istituto,3 e il 28 giugno il Governatore della Provincia di Terra di Lavoro si attivò per richiedere gli atti ufficiali alla Società ma gli sconvolgimenti politici ed amministrativi seguenti l’impresa di Garibaldi e l’annessione al Regno d’Italia bloccarono la realizzazione concreta.
Con la nascita delle Camere di Commercio nel 1862, le Società agrarie declinarono e, nel caso casertano, i beni furono acquisiti dalla Amministrazione Provinciale. Fu grazie all’intervento dell’Amministrazione Provinciale, che si fece carico di tenerlo in vita, che l’Istituto Agrario iniziò effettivamente l’attività didattica il 1 novembre 1864.4 La sua sede, (contigua a quella della Real Società), in fase di ultimazione nel 1856, fu consegnata proprio nel 1864.5 Dal progetto di impianto di tutto il complesso, si notano la disposizione dei due edifici, la struttura dell’orto e la distribuzione degli ambienti e delle funzioni all’interno delle due "case".
Nel luglio 1866, l’Amministrazione Provinciale deliberò l’istituzione della Scuola Normale Maschile, della quale nel 1872 fu disposta l’aggregazione6 all’Istituto Agrario, effettivamente operativa dal 1874-75.7 Il connubio durò fino al 1882, anno in cui le due scuole si divisero definitivamente. Le motivazioni che spinsero ad unificare le due istituzioni furono esclusivamente di ordine economico. Entrambe pesavano con un passivo rispettivamente di lire 27.000 (al netto dei 2/3 delle rette ammontanti a lire 19.000) per l’Agrario e di lire 16.000 per la Normale.8
Nel 1872, con Regio Decreto, nacque anche la Stazione Agraria Sperimentale "di pruova", istituita sull’esempio di quelle esistenti in Padova e Pisa.9
I suoi scopi istituzionali furono: "a) lo studio geologico dei terreni coltivati e coltivabili delle Provincia; b) l’esame chimico e la determinazione qualitativa e quantitativa dei principali materiali del suolo coltivabile, utili alla vegetazione; c) l’esame chimico e la determinazione sperimentale del valore relativo delle diverse sostanze adoperate come concime, non che delle piante coltivate per soverscio; d) i saggi comparativi della materia tintoriale contenuta nelle robbie, che si coltivano nei diversi Circondari della Provincia; e) le ricerche sperimentali relative, alla viticultura, alla coltivazione dell’Olivo e prodotti industriali relativi; f) la propagazione mediante scritti, ed anche con conferenze dei risultati delle esperienze fatte".10
"Planimetria di progetto per l'impianto della Scuola Speciale di Agricoltura e
di Silvicultura"
(ASCE, AP, b. 235, fasc. 2988).
Probabilmente
nel novembre del 1882, l’Istituto Tecnico Agrario fu intitolato a Giuseppe
Garibaldi, da poco scomparso.11
Nel 1887 fu disposta la "segregazione dell’Ospedale dall’Orto agrario con un muro, a rinforzare il recinto già esistente,12 che si aggiunse a quello che già dal 1868 separava il Convitto dall’Orto.13
Nel 1923, l’edificio e parte dell’Orto dell’Istituto furono espropriati a favore della Provincia. L’Istituto fu trasferito ed infine definitivamente soppresso nel 1938 (con l’attuazione della riforma Bottai).
Nel 1939, la proprietà fu venduta dalla Provincia di Napoli (che aveva acquisito il titolo allo scioglimento nel 1927 della Provincia di Terra di Lavoro) all’Istituto Caseario Zootecnico per il Mezzogiorno. Nel 1967 la gran parte del complesso passò all’Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma (Ministero per le Politiche Agricole) che ancor oggi lo utilizza per gli scopi di ricerca istituzionali.14 La restante parte è zona militare, forse da allora.
L’Istituto Agrario si prefisse un progetto pedagogico e didattico di grande attualità, costantemente aggiornato in ossequio alle esperienze italiane ritenute all’avanguardia e alla normativa emanata nel corso degli anni.
La riforma del 1871 abolì il corso preparatorio15 introduttivo, utile ad equiparare la preparazione degli studenti provenienti da diverse esperienze formative (il corso fu reintrodotto con la riforma del 1874). Ad esso seguivano tre anni, ciascuno concluso da un esame di passaggio all’anno successivo.
(ASCE, AP, b. 235, fasc. 2988).
All’atto della proposta di riforma del 1874, l’Istituto Agrario costituiva un occasione di formazione tecnica di livello superiore nell’agricoltura, assai migliore delle scuole elementari (o Colonie Agrarie), delle scuole di fattori (o scuole mediane), superata solo dalle due scuole agrarie di Milano e Portici, destinate a formare i futuri docenti di agraria16 . L’alunno che completava l’iter formativo conseguiva il diploma di perito agrimensore agronomo.
Il diploma così conseguito, fino alla riforma del 1865, costituiva titolo di preferenza per l’accesso al pubblico impiego. Con la riforma introdotta nel 1865, il titolo di preferenza perse quasi del tutto il suo valore.17 Tra le soluzioni individuate dal prof. Ferrero per migliorare il meccanismo formativo dell’Istituto fu la modalità di accesso alla prima classe di corso, condizionata per tutti al superamento di un esame. Infatti, per Ferrerro con tale sbarramento "cesseranno gl’infelici successi negli esami di passaggio che la statistica ci offre; cesserà quel noviziato che mantiene alunni per 6 e 8 anni nell’istituto, cesseranno quelle sessioni di esami nelle quali vi è così scarso numero di approvati, le classifiche scadenti, i resultati mediocri, gli sviamenti; fatti tutti, i quali anziché confortare il personale insegnante, non fanno che aumentarne le delusioni".18 Altra innovazione fu il prolungamento del corso di studi da 3 a 4 anni.
Negli stessi anni fu attuata la trasformazione da Istituto Agrario ad Istituto Tecnico Agrario, sulla scorta di quanto accaduto in Milano.
La costante crescita nell’importanza e nella dimensione dell’Istituto è documentata dalle statistiche raccolte nel 1881,19 dal prof. Ferrero, preside dell’Istituto fino al 1900 (anno in cui subentrò Giovanni Musaio).20 Dopo appena un decennio, la scuola casertana risultò la più numerosa d’Italia, per numero di allievi.
La fama e la considerazione raggiunte dall’Istituto casertano furono comunque notevoli se la Deputazione di Terra d’Otranto e Lecce (1870) e quella di Bari (1872) chiesero informazioni in merito all’organizzazione e alla struttura della scuola.
Ciò nonostante, le lamentele e le insoddisfazioni della Provincia da un lato, del corpo docenti e dei presidi dall’altro, segnarono costantemente la vita della scuola. Lo testimoniano le numerose commissioni provinciali nominate per proporre opportune iniziative di riordino, didattico, strutturale e dirigenziale della scuola.
Nato con un scopo formativo teorico-pratico, originariamente l’Istituto associò le discipline dell’agronomia e dell’agrimensura. In ossequio al regolamento del 1876, nel 1877, ottenuto il pareggiamento agli Istituti Tecnici del Regno, nacquero due sezioni distinte, : agronomia "destinata a formare gli amministratori rurali e i direttori di aziende agrarie"; ed agrimensura "per gli aspiranti alla professione di periti stimatori di fabbriche ed esperti misuratori di campi".21
L’Istituto fin dalla nascita fu affiancato da un convitto, cui potevano essere ammessi giovani residenti in tutta la provincia di Terra di Lavoro ma cui, in breve, concorsero aspiranti da tutto il Meridione. Le rette, spesso, erano coperte, sotto forma di borse di studio, dagli enti locali.22 Nel 1869, per esempio, il numero dei convittori-alunni fu di 40 interni, a fronte dei 25 allievi esterni (non convittori).
I convittori furono tenuti a praticare esercitazioni militari periodiche fino al 28/05/1870,23 data dopo la quale furono ritirati i 49 fucili ivi in deposito. Inoltre, erano obbligati ad indossare l’uniforme, mancando la quale erano passibili di espulsione.24 La vita del Convitto fu regolata secondo orari prefissati.25 Per il periodo invernale 1869-70, le giornate erano pianificate nel modo seguente:
"Orario
Generale Interno [Invernale]
5
Sveglia
5 –
5 1/2 Vestizione lavanda
5 1/2
- 7 1/2 Studio
7 1/2
- 8 Colezione
8 –
2 Lezioni varie
2 –
4 Studio
4 –
4 1/2 Pranzo
4 1/2
- 6 Ricreazione
6 - 8
Studio
8 - 8
1/2 Riposo
9 1/2
Silenzio
Variazione
per Giovedì
2 –
4 Passeggiata
Variazione
per la Domenica
6
Sveglia
7 - 8
1/2 Studio
9 1/2
Vestizione
9 -
10 Rivista
10 -
11 1/2 Messa
12 -
2 Passeggiata
2 1/2
- 3 1/2 Studio".
Grande cura era dedicata, e non solo per ragioni economiche e di gestione, alla programmazione del vitto, la lettura dei capitolati per l’appalto del quale consente di ricostruire uno spaccato di cultura materiale e di vita quotidiana di grande interesse.
Il Convitto fu soppresso nel 1878, causando così, la perdita di alcuni posti di lavoro (cuoco, prefetti etc.), gli impiegati ai quali in più riprese sollecitarono la concessione di un sussidio.26
Con grande ed inattesa lungimiranza (vista l’epoca), l’attività didattica fu improntata a creare professionalità specialistiche munite di quella formazione di base (teorica e pratica) utile a consentire l’aggiornamento continuo.
Nonostante le ripetute riforme le discipline oggetto di studio variarono assai poco (nell’individuazione e nel numero di ore). A titolo di esempio, ecco l’elenco delle materie, dei relativi docenti e del loro stipendio annuo, nel 1869:27
a)
Agronomia, silvicoltura, estimo e computisteria dettate dal Preside Della
Fonte (annue £ 3000).
b)
Lettere, storia e geografia (Professore Stroffolini con annue £ 1400)
c)
Diritto (Professore Miraglia £ 1200)
d)
Fisica, cosmografia e chimica generale (Giuliani £ 1400)
e)
Matematiche pure (Masini £ 1200)
f)
Geometria descrittiva pratica e costruzione (Huber £ 1500)
g)
Chimica agraria (Scivoletto £ 1200)
h)
Storia naturale e zootecnia (Albarella £
1200)
i)
Disegno d’architettura e Topografia (Bernabò £ 1420)
Il
corso preparatorio preliminare
j) Calligrafia ed
aiuto al professore di geometria e costruzione (Rispoli £ 400)
k) Storia, lettere
e geografia (Garofalo
£ 840)
l) Lingua francese
(Bianele £ 480)".
L’incremento continuo della biblioteca è indice della volontà di stare al passo con l’evoluzione incessante delle discipline impartite nella scuola.28
Teoria e pratica di laboratorio costituirono l’asse portante della didattica. Grandi furono l’apertura alle scienze naturali e la volontà di aggiornare e migliore le dotazioni dei laboratori (acquistando anche collezioni antiche napoletane quali quelle dei Barnabiti,29 del Collegio Medico Cerusico,30 etc.).
In particolare per la fisica, attento fu l’interesse risultano per tutte le esperienze legate all’elettricità, di cui è possibile avere almeno una idea dalla nota di spese.31 Numerosi in quegli anni furono i contatti con opifici e costruttori di strumenti scientifici; tra gli altri quelli con Giovanni Bandieri, Saverio Gargiulo, Giacomo Arditi32 e Tecnomasio.33
Per la topografia, a parte due note spese34 per l’acquisto e la manutenzione di strumenti non è stato reperito un inventario. Fra gli oggetti di cui si conserva la documentazione spiccano il teodolite Spano (probabilmente da identificarsi con quello di cui alla scheda 39) e il planimetro, sempre di Spano (documentato grazie alla fattura ma purtroppo non sopravvissuto).
In particolare, le vicende del teodolite sono davvero curiose ed illuminano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la personalità di Giuseppe Spano, spirito irrequieto ed indipendente, già sulle barricate repubblicane nel 1848, ed incarcerato fino al 1850.35
Nell’ansia di rendere sempre più funzionali i laboratori, l’Istituto dové commissionare un teodolite all’Opificio Spano, già nel 1867. Nel marzo del 1868 l’Istituto richiese un sussidio al Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, onde acquistare e riparare strumenti per il Gabinetto di Topografia.
Il Ministero rispose favorevolmente assegnando un importo di lire 1000, da spendersi a cura del prof. Comm. Francesco Del Giudice, preside del Real Istituto Industriale e Professionale di Napoli.36 Il Deputato Provinciale Giacomo Gallozzi, presidente della Commissione di Vigilanza, a fine aprile 1868 comunicò al Prefetto di aver preso i dovuti contatti col prof. Del Giudice. Ma ancora il 9 maggio Gallozzi lamentò che Spano era insolvente per la consegna del teodolite "del prezzo convenuto di lire 1000".37 A metà maggio il preside Della Fonte chiese alla Commissione di Vigilanza di curare una deliberazione che intimasse la consegna dello strumento in giorni 15.38 Appena 4 giorni dopo, gli ingegneri meccanici Giuseppe e Gaetano Spano scrissero al Gallozzi per chiedere una proroga nella consegna dello strumento, onde apportare ulteriori migliorie.39 Ma, come lamentato nella comunicazione del 14/8/68, il teodolite non risultava ancora consegnato. Solo il 4 ottobre 1869, il presidente della Commissione di Vigilanza, Gallozzi poté comunicare al Prefetto la chiusura della vertenza, con piena soddisfazione del preside dell’Istituto e del professore di Topografia.40
L’episodio non dové, comunque, costituire un incidente di percorso insormontabile: infatti, nella collezione di strumenti sopravvissuti, risultano altri cinque strumenti Spano databili con certezza allo stesso periodi o ad anni successivi. Segno questo che il costruttore napoletano continuò a godere stima e fiducia presso la dirigenza dell’Istituto. Il sostegno economico dell’Istituto fu ottenuto anche mediante la vendita di animali41 e di prodotti dell’orto e dell’aranceto, il cui profitto fu utilizzato per spese di manutenzione e riparazione dei laboratori.42
Dal 1880-81 furono continui, inoltre, i tentativi dell’Amministrazione Provinciale di Terra di Lavoro di "liberarsi" almeno parzialmente del carico economico dell’Istituto. Il riconoscimento governativo giunse solo dopo una lunga trafila burocratica e, dal punto di vista economico, si tradusse nella concessione di un piccolo sussidio da parte dello Stato. A parte gli impegni didattici e formativi interni, l’Istituto Agrario svolse anche attività rivolte all’esterno di ricerca scientifica, teorica e pratica, e di studio. E così per diversi anni si realizzarono esposizioni di prodotti "agrari industriali" (attestate almeno dal 1862 al 1865), esperimenti sulla coltura del cotone (1864-65), indagini sismiche e geologiche sul terremoto del 1873 in Val di Comino (Frosinone), tutte documentate grazie ai testi a stampa conservati.
Note
1 Discorso
per la solenne inaugurazione dell’Orto Agrario Sperimentale della Reale
Società Economica di Terra di Lavoro, s.d., s.l.
2
De Nitto G. L’Istituto Tecnico Agrario "G. Garibaldi", in
De Nitto – Tescione (1995).
3
Progetto di regolamento per l’Istituto Agrario annesso al podere
sperimentale della R. Società Economica della Provincia di Terra di Lavoro,
s.d., s.l.
4
ASCE, AP, b. 516, f. 5727.
5
ASCE, b. 235, f. 2292. Corpo Reale del Genio Civile, Provincia di Terra di
Lavoro, Esercizio del 1864. Verbale di descrizione dello Edificio ad
Occidente nell’Orto Agrario Sperimentale in Caserta e Consegna.
6
ASCE, AP, b. 235, f. 2300. Ferrero L. O. Riordinamento dell’Istituto
Agrario e Scuola Normale Maschile relazione e proposte della Deputazione al
Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro. Caserta, G. Nobile e C., 1871.
7
ASCE, AP, b. 516, 5726.
8 Ibidem.
9
ASCE, AP., b. 235, f. 2300.
10
ASCE, AP., b. 235, f. 2300. Ferrero L. O., 1871.
11
ASCE, AP, b. 516, f. 5727
12
ASCE, AP, b. 516, f. 5732.
13
ASCE, AP, b. 234, f. 2289.
14
La ricerca e la sperimentazione agraria. Roma, 1972.
15
ASCE, AP, b. 516, f. 5726.
16
Ferrero L. O. (1874). Le scuole Agrarie ed i bisogni dell’agricoltura
proposte rassegnate ai signori componenti la Deputazione Provinciale, la
Giunta di Vigilanza e il consiglio direttivo dell’Istituto Agrario della
Provincia di Terra di Lavoro dal Preside L.O. Ferrero. Caserta, Nobile e C.
ASCE, AP, b. 236, f. 2311. E’ in parte trascritto in Appendice (doc. 18).
17
Ibidem.
18
ASCE, AP, b. 516, f. 5727.
19
ASCE, AP, b. 516, f. 5726. Relazione e proposte della Commissione nominata
dal Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro per la riforma dell’Istruzione
Agraria. Caserta, 1881. Stabilimento tipografico del comm. G. Nobile e C.°,
Corso Campano n° 106. Alcune parti sono trascritte in Appendice (doc. 25).
20
ASCE, AP, b. 878, f. 9699.
21
ASCE, AP, b. 516, f. 5727.
22
ASCE, AP, b. 2313, 2314, 2315, 2316. Manifesti di bando per le borse degli
anni 1879, 1880, 1881, 1882. In Appendice è il doc. 9.
23
ASCE, AP, b. 235, f. 2293.
24
ASCE, AP, b. 235, f. 2288. Uniforme degli Alunni De Simone e Messore.
Trascritto in Appendice, doc. 15.
25
ASCE, AP, b. 235, f. 2288. Orario Generale Interno [Invernale]. Altri
elementi utili a ricostruire la vita del Convitto sono in Appendice (doc. 16
e 17).
26
ASCE, AP, b. 614, 6754 (doc. 19 e doc. 20).
27
ASCE, AP, b. 234, f. 2288. In Appendice è anche l’orario di lezione del
1869 (doc. 8).
28
ASCE, AP. B. 235, f. 2296. Stato delle opere, riviste etc. consegnate dal
Prof. Della Fonte al Ill.[ust]re Preside Sig. Stroffolini. Caserta, 7
novembre 1870.
29
ASCE, AP, b. 234, f. 2882. Sulle dotazioni dei Gabinetti Scientifici altri
documenti sono in b. 234, f. 2267 (1864), b. 234, f. 2275 (Acquisto
macchine, 1866), b. 234, f. 2279 (1867), b. 234, f. 2282 (1868), b. 234, f.
2286 (1869), b. 234, f. 2296 (1870/71), b. 234, f. 2300 (elenco del
Gabinetto di Storia Naturale, elenco del Gabinetto di
Chimica-Mineralogia-Agraria), b. 234, f. 2302 (1871/72). Alcuni documenti
(doc. 1 e 2) sono in trascritti in appendice.
30 ASCE, AP, b.
234, f. 2302. Acquisto del Gabinetto dell’abolito Collegio Medico Cerusico
di Napoli, 1872.
31 ASCE, AP, b.
614, f. 5725.
32 ASCE, AP, b.
235, f. 2303.
33
ASCE, AP, b. 614, f. 5723.
34
ASCE, AP, b. 235, f. 2302, in Appendice doc. 10. Altri documenti trascritti
(21, 22, 23, 24).
35
Spano G. (1938). Giuseppe Spano. Scienziato e
Patriota napoletano dell’Ottocento. Estratto de
"La donna italiana", Nov.-Dic. 1938-XVII.
36
ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282 (doc. 3).
37
ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282 (doc. 4 e 5).
38
ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282.
39
ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282 (doc. 6).
40
ASCE, AP, b. 234, fasc. 2282 (doc. 7).
41 ASCE, AP, b.
198, f. 753.
42
ASCE, AP. b. 235, f. 2301. La trascrizione è in appendice (doc. 12 e 13,
11).
43
ASCE, AP, b. 234, fasc. 2285. Segregazione dell’Orto dal Convitto
(5/7/1868).
45
ASC, b. 12, f. 18.